Immagina. Nelle ultime tre settimane ho dovuto combattere con goblin e avversità d’ogni tipo. E tutto perché mi è venuta questa bizzarra idea di aprire questa piattaforma. Ma io dico, già sono occupato abbastanza con i miei romanzi, era proprio necessario andarsi a imbarcare in questo nuovo progetto? Fosse stato almeno facile… macché. Già per aprire il sito non ti dico…


Devi sapere che, tempo addietro, mi ero fatto abbindolare da WordPress.com. Ero felice perché avevo aperto il mio sito EugenePitch.com (dedicato ai miei thriller) e finalmente avevo un dominio fico: quel “.com” mi riempiva d’orgoglio quanto un romanzo appena completato. Tu dirai “Ma perché non “.it” dato che sei italiano?”. Sì, però il fatto è che volevo poi pubblicare anche in inglese… 


Comunque sia la festa finì poche ore dopo quando, con amara sorpresa, scoprii che il servizio di base di WordPress.com ha forti limitazioni e non permette nemmeno l’installazione dei plugin (se non lo sai, sono delle applicazioni esterne per aggiungere importanti funzionalità extra al tuo sito). Esisteva un’altra piattaforma, WordPress.org, che offriva più flessibilità e io mi ero semplicemente confuso. Ero rimasto fregato. Muovere il sito altrove con lo stesso dominio era possibile, ma troppo complicato per uno come me.



Passarono un paio d’anni. Quando mi venne l’idea di aprire un secondo sito, ScrivoFacile.com, era proprio il periodo in cui dovevo anche rinnovare l’esoso abbonamento a WordPress.com così pensai “Prendo due piccioni con una fava e mollo WordPress.com! Maledetti!”. Online trovai un’offerta allettante per un pacchetto con sito e dominio inclusi. L’accettai al volo e mi misi a creare due siti contemporaneamente. Avevo poco tempo perché di lì a poco EugenePitch.com avrebbe chiuso i battenti in automatico, mentre il mio podcast RadioScrivo aveva i link al mio vecchio sito e quindi c’era bisogno di creare una nuova piattaforma (ScrivoFacile appunto).

Solo che quando paghi così poco poi ricevi anche poco.


“Quando paghi poco, ricevi poco.”


I nuovi siti ospitati su Dragify erano pessimi e mi riusciva difficile crearli e gestirli a dovere. Il tempo passava inesorabile. Avevo anche acquistato il dominio ScrivoFacile.it su Aruba, per poi scoprire che non potevo trasferire il sito dal pessimo Dragify ad Aruba. Cioé, per farlo ci sarebbe voluto un sacco di tempo e di complicazioni (perché vivo in Giappone). Ero disperato. Mi ritrovavo con un sito in chiusura e due completi a metà su una piattaforma da quattro soldi. Il podcast RadioScrivo messo in pausa. I lettori dei miei thriller abbandonati. Per di più, non contento, stavo anche scrivendo due libri contemporaneamente (poi vi dirò quali). 


Come se non bastasse mio figlio ogni giorno non vede l’ora che torni a casa per farmi correre a destra e a manca, e il mio lavoro principale (insegnante di inglese) mi occupa dieci ore al giorno.



Insomma era sistemato per le feste. Vedi te alle volte quando hai un cervello un po’ creativo come ti vai a complicare la vita…


Dovevo decidere e alla svelta. Mi ricordai di NameCheap, il popolare sito per acquistare domini. Scoprii che offrivano pure la possibilità di costruire siti web a prezzi davvero competitivi. E fu così che aprii entrambi i miei nuovi siti EugenePitch.net e ScrivoFacile.com


Ho sprecato tempo e soldi? Sì. Tutto e bene quel che finisce bene? No.


L’altro giorno ho finalmente pubblicato un nuovo episodio di RadioScrivo dedicato a Instagram per noi autori. Tutto contento l’ho condiviso sui social. Stamattina mi sveglio e noto che il mio fido e leale editor mi ha spedito un paio di foto. Anzi, due screenshot. Del mio sito. Li apro e scopro con orrore il seguente refuso.



Poi, titubante, mi convinco ad aprire il secondo.



Senza parole. Un’orrendo refuso grammaticale. Proprio nella mia homepage. La homepage di un sito che si propone di aiutare altri scrittori. Capisci che figuraccia? Primo giorno di gioco e subito un fuoricampo colossale. Tranquillo, naturalmente ho già provveduto a correggere.


Bene, ma a che cosa ti è servito questo sermone? A capire che, non importa quanto controlli e  ricontrolli il tuo romanzo, avrai sempre bisogno di un occhio clinico che lo sistemi. Non c’è pezza che tenga. I soldi per un buon editor sono sempre ben spesi. Devono essere spesi. Perché gli errori capitano a tutti. Mi ricordo di quando il famoso Chris Fox, autore indie di fantascienza, raccontava in un video su YouTube di aver cambiato all’ultimo momento il finale del suo ultimo libro. Libro che era stato già controllato da un editor professionista. Un paio di ritocchi al volo e poi ha cliccato su PUBBLICA perché non c’era bisogno di rispedirlo all’editor per l’ennesimo controllo. Ebbene, primo giorno di vendita. Migliaia di download. Successo strepitoso. Secondo giorno. I download continuano ma cominciano ad arrivare già le prime recensioni. E non sono buone. C’è qualcosa che non va nel finale, appare confuso. Chris, nella fretta, aveva confuso i nomi di un paio di personaggi! 


“I soldi per un buon editor sono sempre ben spesi.”


Sì, dopo poche ore il problema era stato risolto, ma ormai il danno era stato fatto. Avvisare la propria mailing list e la community sui social non bastava a tamponare la falla. Molti lettori saranno rimasti delusi leggendo quel libro. E tutto per un veloce cambio dell’ultimo minuto.



Hai un editor? Stagli vicino. Coccolalo. Dagli da mangiare regolarmente. E soprattutto tienilo sempre con te.


Ps. La seconda cosa che hai imparato oggi è che coi siti non si scherza. Attento a non sclerare col tuo.


Eugene Pitch – scrittore 2.0, fondatore di ScrivoFacile, autore sgrammaticato


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